Scrivere

E’ un titolo banale e poco adatto per catturare l’attenzione di un lettore. So di poter fare di meglio, almeno questo è quello che sostiene la parte più ottimista di me. Eppure, eccoci qua. Non sono mai stato bravo a mettermi davanti ad un foglio bianco con l’intenzione di studiare un piano efficace per convincere qualcuno di qualcosa.
Quindi scrivere.

Si potrebbero mettere in fila tanti di quei motivi per farlo che ne risulterebbero almeno una Torre Eiffel di Lego, un Taj Mahal di stuzzicadenti e un Colosseo di tasselli del Jenga. 
Tenterò di mettere un po’ d’ordine nelle milioni di domande che potrebbero sorgere al solo sentir parlare della scrittura. Perché scrivere? Come scrivere? A chi scrivere? Per chi scrivere?, e così via, in una lunga serie di punti interrogativi da supermercato.
Scrivo perché credo di avere qualcosa da dire, qualcosa che mi appartiene e che ho una sana voglia di condividere. Scrivo anche per dare una forma accettabile e concreta ai miei pensieri. Per rielaborare i miei ricordi e le mie esperienze. Si sta lentamente delineando un profilo ben preciso, ma vi assicuro che non è una seduta di psicoterapia. Non solo, perlomeno. Sono una di quelle persone che spera di riuscire a “toccare” i lettori, di raggiungerli per dar loro una pacca sulla spalla oppure una sberla tesa qualora necessario. Riformulo, vorrei avere un impatto nelle loro vite, essere presente da assente, fornire un aiuto, dare un punto di vista diverso capace di svelare una banalità magari non considerata per pigrizia oppure perché i problemi sono tanto densi da formare una caligine impenetrabile. E’ abbastanza ambizioso come progetto, me ne rendo conto, ma allo stesso tempo lo trovo così appassionante da cancellare molti dei dubbi che per buon senso dovrebbero sorgere. E che infatti sorgono, ma questa è materia per altre riflessioni. Quale è il valore di una sequenza di caratteri stampati su un dispositivo digitale oppure su un foglio, un pezzo di carta, un volantino pubblicitario? Quello, secondo me, di avere influenza. Nessuno comunica con il vuoto, perché anche nel caso più estremo si potrebbe postulare l’esistenza di un vuoto con la V maiuscola in grado di ascoltare qualsiasi discorso. Non voglio arrivare ad affermare che ciò sia probabile o sano, ma getto degli spunti, delle piccole provocazioni.
Ma in tutto questo chi sono io per dare consigli? Cosa legittima le mie parole?
Signore e signori, direi niente.
Non sono qui per ergermi sopra un piedistallo.
Tutto ciò nasce per entrare in contatto e, chissà, magari per creare qualcosa.

  1. E’ sicuramente così, ma ormai alla mia età ho imparato a fregarmene anche del galateo, preferisco dire quello che penso,…

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