Se entrassi in una classe di giovani adolescenti, rampanti, con gli ormoni a mille, le vene che pompano in continuazione pensieri estremi e poi banali, situazioni irrealistiche e poi di nuovo quotidiane, azioni da film d’avventura e poi il classico caffè stantio della macchinetta in fondo al corridoio … farei una domanda per conoscerci, per entrare in contatto.
“Cosa ne pensate della poesia?”
Perché, stringendo molto, cos’è la poesia? Ma soprattutto cos’è la poesia nel e del nuovo Millennio?
Se provo ad immaginare la loro reazione fallisco. Non ho abbastanza esperienza in merito per prevedere un esito soddisfacente. Troppi sarebbero i quesiti, pochissime le risposte. Quale ruolo ha nella vostra vita, ragazzi? Ne leggete? Ne sentite parlare? Ne scrivete? Pensate abbia un valore universale o un valore particolare? La trovate affascinante o noiosa? Utile o uno sfoggio accademico di abilità? La sentite? Vi è indifferente?
Forse una piccola parte di me sa quale è la risposta, ma non vuole accettarlo. La Poesia potrebbe essere caduta e addirittura senza fare rumore. Qualcuno se n’è per caso accorto? Se ne sente la mancanza?
Il mio cervello collega la poesia al passato. Nei secoli alcuni versi sono stati in grado di plasmare lingue, identità nazionali, coscienze civili e politiche. Cosa rimane di questo patrimonio? Chi siamo noi di fronte a questi punti di domanda?
Immagino il vostro tedio nel leggere questo articoletto che non arriva da nessuna parte.
Non sarà che la poesia ci parla di tutto quello che di inesprimibile c’è nell’esistenza? Se fosse un metodo creativo per mettere insieme quei tasselli che proprio non ne vogliono sapere di stare in ordine, seduti e con le gambe conserte sotto il banco scarabocchiato?
Quale tristezza, che un tempo si sarebbe chiamata melanconia, oppure quale sensibilità, quale sguardo-che-va-oltre, quale pungolo spinge un essere senziente ad esprimersi in maniera tanto artefatta, tanto ricercata?
E se nell’elaborazione di un messaggio complesso fosse presente un’intimissima voglia di essere compresi?
Come a dire “voglio che questa cosa che sento venga trasmessa al 100%, a costo di renderla difficile da decifrare”.
Sappiamo che ognuno di noi è un universo. Che non esistono universi identici. Che questi versi spesso finiscono per essere letti e compresi solo dai loro autori. Che, dopotutto, c’è chi continua a scriverne e sempre lo farà. Nonostante tutto.
Credo sia un raggio di luce da custodire, un delizioso-apocalittico-disperato-sublime raggio di sole.
O magari ho solo esagerato, come mio solito.
Forse rappresenta un linguaggio, nemmeno una lingua, che si è semplicemente trasformato. Potremmo dire che nella scena rap, nel cantautorato, in generale nella musica qualcosa rimanga dei vecchi aedi e rapsodi, dei cantori, dei giullari, dei trovatori, di tutti quegli individui insomma che hanno deciso di abbandonare gli studi in giurisprudenza perché preferivano fare gli scrittori …
“E’ quella roba scritta in rima che usi per rimorchiare” direbbe il ragazzo dei banchi centrali, il più pragmatico, il più divertito ma non divertente.
E magari potrebbe anche essere divertente!
Ci sono sbagli che hanno delle conseguenze tremende e sbagli che, fortunatamente, sono piuttosto innocui. In generale però reputo sia…
Mi fa molto piacere! Te lo consiglio davvero 🙂
E’ sicuramente così, ma ormai alla mia età ho imparato a fregarmene anche del galateo, preferisco dire quello che penso,…
Si, sono d’accordo con te!