Foglie di cotone, parole al vento e deliri vari

E’ sempre un piacere uscire allo scoperto quando si ha l’intenzione di farlo. Già, perché quando non ci viene comandato da qualche fattore esterno lo facciamo volentieri, attendiamo quel momento anche solo per dire “ah-ah!” E’ la bellezza di scoprire, indagare, sorprendere, costruire tutto un castello di opinioni che termina in una agnizione risolutiva. Si sposta la quinta, si muove il lembo statico del sipario, si intravede una figura fare capolino. E’ stato un attimo, un fulminante istante, eppure rimane, rimane sulla retina come sulla pelle, nei brividi che scuotono il corpo comodo sulla sua poltrona imbottita. Dov’è finito quello scorcio? Era voluto, un errore? Qualcuno chiami la sicurezza, gli organizzatori dello spettacolo, i critici camuffati da poliziotti camuffati da critici. E’ su quello che si concentra l’attenzione, mentre la recita va, scorre, si tuffa nell’atto successivo. Ad atto, atto, a scena, scena, siamo alla chiusura, nel finale si canta, la figura non torna. Eppure, nella mente dei presenti non ha mai smesso di volteggiare nell’aria come un atomo di ossigeno spaiato.

E’ straordinaria la mia mancanza di presunta obiettività quando cerco di sostenere una tesi. Le argomentazioni che tento di articolare a mio favore si diluiscono sempre nel mare magnum della narrazione. Perché – dice il mio cervello altamente contraddittorio – dovrei trattare sistematicamente una materia senza nessuno slancio? Cosa me ne faccio di dati e sintesi, di analisi e di aufheben quando posso cercare di delineare con poche pennellate quello che con le tue mirabolanti parole impiegheresti inchiostro e inchiostro ad esprimere? Che me ne faccio del tuo rigore, della tua acribia, della tua precisione metodologica? Inserisci un po’ di vissuto, una goccia di esperienza diretta, una sana dose di menzogne d’autore e romanza, romanza come se non ci fosse un domani. Non barricarti dietro la metrica, non incasellarti nei pertugi della prosa artistica. Comunica, trasmetti, dai e rendi l’idea. Dalla, perché l’hai pensata e ti piace, rendila, perché se la stai elaborando è per un pubblico. Quindi, dei tuoi elenchi puntati, delle tue virgolette, delle tue scalette, io me ne frego. Avevi in mente un incipit efficace, uno svolgimento circolare e una chiusa soddisfacente? Bene, non mi interessa. Inserirò nell’ordito della tua scrittura il racconto, la forza evocativa della narrazione, il trasporto che la nuda idea può trascinare con sé solo se agghindata nella giusta maniera. Quindi mi appellerò a qualcuno, in tua vece, s’intende. Parlerò ad un “tu” che non esiste, sarò un “io” che non esiste, mi rivolgerò a “loro”, pubblico altrettanto evanescente. In questo consisterà il mio gioco. E’ la mia sfida, la mia rivendicazione. Stiamo mentendo, di fatto è quello che facciamo in continuazione quando impugniamo la penna con l’intenzione di non riportare semplicemente una visione burocratica dell’esistenza. E, anche in quel caso, ce ne sarebbero di risate da spendere. La piccola certezza del burocrate cancellata con un colpo di spugna! Crede ancora nella vecchia favola dell’oggettività!
Volevi annunciare l’uscita di un libro, vero? Magari addirittura del tuo libro. Chissà quale struttura avevi immaginato per dare corpo alla tua riflessione. Vediamo se ti conosco. Avrai pensato a qualche citazione, quelle vanno sempre forti. Avresti scritto un appello non troppo convincente sull’importanza della lettura, della scrittura come attività creativa e identitaria, ti saresti profuso in frasi lunghissime sulla chiamata alle armi. Scrittori e lettori di tutta Italia riunitevi! No, questo lo avresti pensato senza vergarlo sulla pagina elettronica. Sarebbe stato troppo audace da parte tua. Magari avresti messo il tuo cuore in un appello appassionato, sul tuo amore per la letteratura e per l’arte in generale. Avresti domandato un’occasione, solo questo, un’occasione, per capire se hai davvero la stoffa per impiegarti nel cosiddetto mestiere dello scrittore. Uno scampolo d’attenzione, una chance, tutto qui.
Perché non vuoi i soldi di nessuno, tu. Non hai mai pensato di guadagnare qualcosa con questa propensione dell’anima. Eccome se te l’hanno rimproverato. Non hai visione, non capisci un’acca di marketing, business, social and personal branding. Volevi addirittura che fosse tutto gratuito, non chiedere aiuto a nessuno. Volevi e vuoi che sia solo l’opera a fare il suo corso. Non vuoi fare il Personaggio, non vuoi che altri parlino per la parola scritta contenuta nel libro. Quando hai controllato le impostazioni riguardanti il futuro prezzo ti ha conquistato quasi una vertigine! Pensavi di avere la libertà di svendere e regalare il frutto del tuo impegno. Ma così non è stato. Hai scelto le opzioni più basse che hai trovato, senza fare sconti a chicchessia. Hai chiesto qualche parere e via. Online.

Qualche pennellata, ecco tutto.
Rappresentare delle impressioni, renderle espressive. Prendere dei singoli pensieri scollegati e renderli organici, infondergli vita. Soffiarci dentro come le divinità. Far ridere, far piangere, ammaliare, infastidire. Volevi insegnare qualcosa? Non te lo saresti nemmeno sognato. Mostrare, eccoci al sugo, mostrare secondo una lente che fosse tutta tua, personale. Senza chiedere la parola, senza chiedere danaro. Solo qualche ora di curiosità.
Così parlò il mio cervello.

Da oggi, o forse era ieri, l’altro-ieri?, è disponibile il mio primo romanzo, “Foglie di cotone”, in versione ebook e in versione cartacea. Lo potete trovare su Amazon, con il quale l’ho auto-pubblicato. Dopo un paio d’anni di lunga gestazione e numerosissime versioni e stesure è finalmente pronto. Più o meno, perché non sarà mai pronto davvero, non al cento per cento, ecco.
Sarebbe bello se qualcuno potesse leggerlo e farmi arrivare le proprie impressioni. Non chiedo altro.
Anche perché, come ha non-brillantemente spiegato il mio cervello, dei vostri soldi non me ne importa niente.

Photo by Micaela Parente

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: