Ragnatele nella giungla psichedelica

Tutto è in continuo movimento e noi, di questa corrente, perdiamo la maggior parte delle onde. Quel che accade, accade, e su questo c’è poco da pontificare, ma oltre a ciò che è direttamente riscontrabile sopravvive la vita invisibile che ci si agita attorno.

Senza scomodare le figure mitologiche che affollano i pantheon delle varie culture del mondo, basta ragionare su tutto quello che passa in sordina davanti ai nostri occhi. Non tutto quel che si vede viene assimilato e non tutto quello che viene assimilato viene successivamente ricordato e immagazzinato. Spesso, è l’emozione favorevole o sfavorevole a permetterci di agganciare un’impressione a quel porto sbilenco che è la mente, altre volte l’ancora è formata dall’attenzione spesa, dalla concentrazione, perfino dalle conoscenze pregresse. In sostanza quel che si muove e divincola consapevolmente nella nostra testa durante il periodo della veglia, perché non voglio arrischiare sentenze su quello del sonno, non è che una microscopica parte della totalità di cui abbiamo avuto, tra tantissime virgolette, esperienza.

Fuori dal supermercato c’è una donna africana che chiede ai clienti se vogliono un aiuto per trasportare i carrelli colmi di pietanze di tutti i tipi. Di fronte ad una richiesta simile in tanti storcono il naso, altrettanti si fanno conquistare dalla compassione e ce ne saranno di tanto audaci da chiederle cosa ci fa sotto il sole di luglio, con dei vestiti evidentemente pesanti, a trascinare per altri cibi che mai toccherà o assaporerà.
Non sanno che ha passato i primi quindici anni della vita a raccogliere rottami in giro per una landa desolata e brulla, popolata esclusivamente dalle macerie generate dalla spietata precisione di bombe dette intelligenti. Ciò che inoltre sfugge è che, per i seguenti quindici, ha lavorato in un bordello per pagare il traghettatore che l’avrebbe illusa di avere la facoltà di trasportarla in un paradiso terrestre, senza mine, missili o granate.
Quando può trascinarsi dietro “solo” un carrello, ringrazia il cielo.


Così si scopre nella casualità una rete di … ragni ubriachi che non sanno fare il loro mestiere. Accade che un nodo si unisca ad un altro, che delle zampe veloci e saltellanti colleghino un punto A ad un punto B, e tutto per rimanere con un groviglio di fili tra le mani. Sopra la credenza? Una ragnatela. Sotto la libreria rimpolpata recentemente grazie a volumi comprati in edicola per fare arredamento? Una ragnatela. A metà strada tra l’apertura alare di un persona in procinto di abbracciarti e la ritrosia nel vederti piombare addosso carne umana da gestire? Una ragnatela e un po’ di ruggine.
Le cose succedono anche quando non le vedi, questo è stato un anatema goliardico lanciatomi da un carissimo amico fin dal primo anno liceale. La mia reazione, al tempo, fu composta e posata. Iniziai quindi a scervellarmi, tentando di esplorare i vari anfratti di quella frase sibillina in pieno stile cumano. Una parte di me diceva “elementare!” mentre un’altra se la adocchiava di sottecchi reputandola idiota, superficiale e, sotto sotto, invidiabile. Ma adesso che di acqua sotto i ponti ne è passata tanta da allagare la Pianura Padana posso dire con orgoglio che, non solo le cose succedono anche quando non le vedi, bensì che la vita scorre in incognito, seguendo canali sotterranei da far impallidire le falde acquifere delle profondità di Gaia.
Non solo tutto accade lontano dalla vista, e quindi lontano dal cuore, che si voglia accettare o meno, ma non abbiamo nemmeno la capacità mnemonica potenziale per processare tutte quelle informazioni. Ciò non significa che agire è impossibile e che ogni azione non ha il minimo straccio di un valore, tutto il contrario. Significa che la porzione di realtà nel nostro campo visivo è drasticamente ridotta rispetto alle aspettative e che, di conseguenza, è più facile tenerla sotto controllo, modificarla e, perché no, migliorarla. Certamente, direte voi, così sembriamo solo dei bambini alle prese con la pista giocattolo del treno, che ne è stato dell’impronta indelebile che abbiamo marchiato a fuoco nel mondo? Noi possiamo fare cose ai limiti dell’impensabile!
Ecco, ci terrei a sottolineare quel noi. Vi suona naturale e coerente? Allora apprezzerete sicuramente quelli che pensano di aver fatto goal quando segna la propria squadra del cuore oppure quelli che si sentono i diretti eredi degli antichi romani.

Il ragazzo che esce dal portone del palazzo ha gli occhi bassi e l’umore nero. È stato rifiutato ancora una volta. Non può prendersi cura dei figli degli altri. È inaffidabile, questo è un mestiere da donna, non da ventitreenne tatuato dal dilatatore a forma di spirale.
Non sanno che ha cresciuto tre sorelle e un fratello a causa della prematura scomparsa dei genitori. Non sanno, nessuno sa, ricorda o può immaginare, la fatica di armonizzare gli impegni di tante persone in un dissestato paesino assolato che non ha mai visto scritta da nessuna parte la parola “servizi”.


Cadiamo da una rete da pesca all’altra senza rendercene conto. Siamo in grado di mantenere il baricentro ben puntato nelle occasioni più disparate. Così come il movimento della Terra attorno al sole passa inosservato, così intrecciarsi nelle maglie delle vite altrui appare naturale, consequenziale e logico. Il punto di vista del singolo eccolo che corre verso il suo impreciso avvenire, simile ad un’attrazione da parco acquatico. Capita che le lunghe tubature colorate si intreccino e due zampilli passino da un percorso all’altro, ecco nate delle coincidenze. Capita anche che il proprio tunnel sia ermeticamente chiuso eppure influenzato da eventi impercettibili e volatili come un gas trasparente.
Immersi nel pulviscolo della vita degli altri ci destreggiamo tra i desideri e le necessità che sgorgano dal nostro istinto, dalla nostra anima, dal nucleo centrale di ogni personale movente. Con occhi diversi, in grado di captare questi movimenti, chissà a quale spettacolo assisteremmo.
Nel dubbio, tanto vale sospendere il giudizio, armarsi di buona volontà e farsi strada all’interno di questa invisibile giungla psichedelica.

Quando il nuovo padrone alza il bastone per colpirlo il cane gli si getta sulle gambe felice. Quello precedente, che l’ha cresciuto e coccolato, con la stessa movenza gli indicava che era tempo di una passeggiata.
Amina canta della sua famiglia come se non ne facesse parte. Ne svela la storia, gli intrighi e le grandi avventure. C’è chi le dà della venduta, dell’opportunista. C’è chi sa che cantare la fa esser sé stessa.


Photo by Torbjorn Helgesen

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