La trama orizzontale di una narrazione – mi venga concesso di estendere questo termine proprio della sceneggiatura alle narrazioni tout court – è quel filo continuo che lega gli eventi in modo tale da formare, con il tempo, un quadro complessivo. È quella trama che, grazie alla somma degli episodi, dei dialoghi e degli incontri, viene approfondita tanto da creare un mondo di fantasia ben strutturato, che sia realistico o meno. Spesso, quando si ha un’ottima trama orizzontale l’opera è molto scorrevole, il coinvolgimento è intenso e le pagine – o il minutaggio – scorrono come l’acqua dal rubinetto. Questo perché dà un senso di progressione, di lenta costruzione, in sostanza di evoluzione. È un meccanismo piuttosto semplice ma di sicuro efficace.
Che si prenda in mano una saga fantasy, una trilogia poliziesca-noir oppure le pagine di diario di un’autrice del passato poco importa, il lettore, o il fruitore, sarà avvinghiato nella rete della curiosità e bramerà il disvelamento della storia e il raggiungimento del finale. Questo perché, tassello dopo tassello, si è impegnato nell’impresa, ha dedicato del tempo allo scopo e, in fondo, si è immedesimato, si è commosso, sta crescendo insieme ai personaggi portati in scena. Una trama organizzata prevalentemente in questo modo permette di gestire i colpi di scena con molta calma, costruendoli pian piano e lasciando dei piccoli indizi strada facendo. Consente anche di cambiare, in corso d’opera, i ruoli dei protagonisti. Volete un esempio molto scolastico? Prendete il vecchio e caro Innominato di manzoniana memoria. Il tempo quindi, dispiegandosi, genera dei cambiamenti, porta a delle scelte e muta i rapporti interni. Se io vi dicessi “Marco era un senzatetto. Dopo anni di fatica è riuscito ad ottenere un lavoro gratificante e a crearsi una famiglia amorevole” oppure vi narrassi, in un papirone di cento pagine, tutte le sue peripezie, non credete che alla fine delle cento pagine sareste molto più colpiti e intrigati da tutta la vicenda? La sintesi possiede moltissimi doni, ma non sempre quello della profondità (non me ne vogliano i proverbi cinesi).
La trama verticale, invece, è un meccanismo che si accende e si consuma nel giro di un soffio di vento. È un singolo episodio, un racconto di poche pagine se non righe, è un avvenimento. Certo, può essere sviscerato con attenzione e descritto con cura, ma non raggiunge – e va bene così – la profondità di una narrazione orizzontale. Per usare il gergo dei videogiochi la trama orizzontale sta a quella verticale come la missione principale sta a quella secondaria. Che ve ne pare, ho ringiovanito il mio discorso di qualche anno? Scherzi a parte, la trama verticale non è inferiore rispetto alla sorella maggiore ma è, come spesso accade, solo diversa. Un evento che non necessita di particolare approfondimento è inutile che venga infiocchettato di parole, campi lunghi, momenti d’attesa e noiose voci fuori campo solo per fare brodo, un evento simile è bene che venga esaurito nello spazio di cui ha bisogno, senza strafare. Solitamente, la trama verticale mostra qualcosa. Ad esempio, può mettere in luce determinati aspetti della personalità di un personaggio. Può aprire una parentesi sul suo passato per permettere allo spettatore di comprenderlo meglio. Può, addirittura, cambiare la chiave di lettura della stessa trama orizzontale! Immaginate di aver di fronte il classico eroe da epopea fantastica. È un giovane di bell’aspetto ma trascurato, forte e dai saldi principii. Seguite le sue gesta ormai da venti episodi, o da tre interi libri, quando, in uno spaccato studiato ad arte, eccolo che fa qualcosa di totalmente inaspettato. Si mostra crudele, abietto, terribile. Compie azioni riprovevoli e terrificanti. Il tutto, magari, in una deviazione dal percorso dell’eroe, dalla lunga e tortuosa trama orizzontale. In generale, questi due elementi sono compresenti nelle opere, soprattutto quelle di maggior respiro; quindi, non è un discorso volto a trovare l’orizzontale o il verticale puro. Anzi, è tutto un pretesto per dire altro.
Trama verticale è costruire un bosco sfruttando dei grattacieli vista la nostra incapacità collettiva di salvaguardare la natura. È gettare a terra le cartacce, sbagliare durante la divisione dei rifiuti per la raccolta differenziata e lanciare una sigaretta nei tombini. È ignorare i problemi sociali che portano all’abbandono scolastico di un numero sempre maggiore di giovani. È lasciare che la malavita metta su di loro le mani, come fossero giocattoli da riprogrammare. È mettere un cerotto su una ferita profonda oppure ignorare l’eco sorda di un problema esistenziale. È vendere un’idea politica a suon di bonus temporanei, di marchette populiste e di sogni in scatola. È dare allo spettatore quel che vuole, facendo sì che la trama non sia in mano agli sceneggiatori, bensì all’audience, alla community e al fanservice. È sentire senza ascoltare. Osservare senza vedere. È infrangere una promessa perché tutti lo fanno, mangiare cibo spazzatura nonostante la dieta. È organizzare numerose conventions sul clima, stabilendo risultati di cui si chiacchiera senza raggiungerli. È levare il velo ad una donna che ancora non sa se lo porta per convinzione oppure per un retaggio maschilista insito nella sua religione. È gridare al lupo oggi perdendo la fiducia degli altri da domani in poi.
Trama orizzontale è il riconoscimento, la gestione e l’espressione sana delle emozioni. È informarsi sulla propria impronta ecologica, sulle fasce orarie del consumo dell’acqua e sulle proprie bollette. È fare la rampa delle scale perché l’ascensore, alla lunga, impigrisce. È chiamare al telefono uno sconosciuto senza lasciare la patata bollente ad un familiare. È utilizzare di più la bicicletta, laddove possibile, per non contribuire ad inquinare il pianeta. È fare volontariato per aiutare i più sfortunati. È anche incazzarsi quando ci vuole, piangere quando serve e prendere per il colletto uno sbruffone che si crede superiore agli altri. E’, e perdonatemi questa rassegna, il j’accuse di Emile Zola quando un uomo stava per essere dichiarato colpevole da innocente, quando un essere umano proprio come lui, stava per essere affossato definitivamente da un intrigo becero, sciocco. E’, infine, l’arte di resistere e di agire, di pensare e migliorare.
Photo by Ricardo Gomez Angel
2 risposte a “Il bosco verticale nel mondo orizzontale”
👏👏
(trama verticale è “fare” trama orizzontale è “subire”… dico bene? )
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Non avevo mai pensato alla questione in questi termini, devo essere sincero. Devo pensarci attentamente prima di risponderti cum grano salis!
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