Persuasione fraudolenta

Pare insopprimibile la tentazione di alzare le armi e di rimanere pronti, all’occorrenza, per l’ennesimo assalto. Del resto, il mondo è una giungla, un’arena di gladiatori e una spietata competizione volta a raggiungere il picco della società. Quando diventa possibile abbassare la guardia, approcciare serenamente l’oggi e il domani, se tutto minaccia la stabilità del momento presente? Facendo i conti con le preoccupazioni di una vita quotidiana emergono innumerevoli problematicità. Punti di attrito, di conflitto, di sfida. C’è qualcuno in procinto di ottenere quel che il singolo desidera. Altri predispongono la propria scalata sfruttando i punti ciechi della vita, quelli in cui basta non seguire le regole della reciprocità per essere avvantaggiati. Nella geografia mentale di una pausa si affastellano i nemici invisibili che aggrediscono la libertà, la spensieratezza, il gusto per avere l’età che si ha. Eppure, ad un’occhiata più attenta ai dintorni, nessuno minaccia, nessuno intima, nessuno orchestra malevolmente.

Diffondere intenzionalmente un clima di dubbio, incertezza e insicurezza è un atto criminale. Le sue conseguenze sono gravi e pervasive. Accettare che ciò possa essere perpetrato impunemente dimostra complicità, omertà, debolezza spirituale. Tuttavia, va riconosciuto, è una gran fatica opporsi alle rutilanti notizie del mondo, che non danno il tempo di essere metabolizzate, che corrono, anzi, saltano, da un punto d’interesse all’altro lasciando dietro di sé briciole con cui sarebbe arduo ricostruire il disegno della pagnotta originaria. Simili dinamiche si sviluppano principalmente per due motivi.
Primo: esiste l’intenzione di provocare o convincere qualcuno di qualcosa. Del resto, in molti ambiti della vita gli esseri umani sono spinti all’azione dall’interesse. È possibile affermarlo senza fornire risultati scientifici in merito perché, dall’alba dei tempi, è palese quanto ciò animi il movimento della specie.
Secondo: esiste, anche se sarebbe più corretto parlare di una pluralità di influenze, un meccanismo cognitivo che sostiene atteggiamenti di questo tipo. In caso contrario, si tornerebbe al punto numero uno, ma sempre con la convinzione di trovare il metodo più efficace per raggiungere il proprio obiettivo.
Alla base del linguaggio della persuasione fraudolenta, quella della nuova politica di stampo populista e sovranista, in sostanza di quel tipo di retorica che vuole soddisfare i bisogni primari della pancia senza passare al vaglio di quelli secondari della ragione, c’è la possibilità di giocare con le informazioni. Sicuri di non essere perseguiti per questo, gli attori della gestione dello stato hanno campo libero quando si tratta di imbastire storie dal contenuto ambiguo e, spesso, falso. Ciò che conta è raggiungere il risultato prefisso, non importano i mezzi. Aizzare il sentimento comune contro un capro espiatorio significa fabbricare dal nulla un fantoccio con un bersaglio attaccato alle spalle. Questo fantoccio può assumere diversi nomi: l’immigrazione, le diversità di genere e gli orientamenti sessuali, i matrimoni omosessuali e le adozioni da parte di persone dello stesso sesso, una nazione limitrofa, il revanchismo nei confronti di un altro popolo e la volontà, che non fa altro che palesare un’insicurezza di fondo, di ripiegare il proprio immaginario nella retrotopia di un grandioso passato verso il quale dirigersi. Sfruttare argomenti di questa risma è come solleticare le corde più immediate di uno strumento che freme dalla voglia di essere suonato. È, si chiede perdono per il terribile paragone, come credere alle generalizzazioni dell’oroscopo, ossia a brevi frasi incisive e vaghe concepite per parlare ad una vastissima fetta di popolazione.

Esistono due tipi di meccanismi analogici: quello profondo e quello superficiale. Il primo necessita di tempo, di un’elaborazione attenta e ponderata e della disponibilità a mettere in discussioni le proprie credenze. Il secondo è, come suggerisce l’etimo, più immediato. Il suo messaggio viene colto più rapidamente. La materia non ha bisogno di essere masticata, passa per l’esofago con scioltezza come se fosse liquida. Le analogie superficiali fanno presa sull’immaginario con meno forza rispetto a quelle profonde. Messa in altri termini la questione è la seguente: mangiare un buon panino ora è meno significativo di raggiungere un’osteria su un promontorio in cui il cibo è tanto prelibato e particolare da meritare tutte le gocce di sudore investite nell’impresa. Questa dinamica sembra andare a braccetto con le posizioni di chi crede fermamente nell’importanza della cultura e della formazione continua. Hanno ragione, coloro che sostengono questa idea. Eppure, è una dinamica facile da aggirare. Qualora il mio obiettivo fosse quello di convincere qualcuno di qualcosa, basterebbe saturare il canale della conversazione con analogie superficiali. Non ci sarebbe bisogno, in questo caso, di formulare delle analogie profonde. Così si otterrebbe un uditorio gonfio di massime, slogan e frasi fatte capaci di muoverlo come una bandiera al vento. E se è vero che le analogie superficiali sono meno incisive e meno pregne di senso rispetto a quelle profonde, ecco che così si otterrebbero i presupposti per la formazione di una massa acritica di non pensatori in balia delle parole d’ordine del politico di turno. Se non c’è trasmissione di ideali, valori e principi e se non c’è l’intenzione lungimirante di contribuire a formare una consapevolezza critica, si sta solo sedimentando quel germe che di volta in volta ripeterà a pappagallo quel che deve essere ripetuto. Privando i messaggi del loro contenuto profondo li si rende sterili e improduttivi. Perdono la capacità di germogliare e fruttificare. Ecco spiegato, parzialmente s’intende, il motivo che porta il corpo degli elettori, e forse, a volte, la popolazione tout court, a dimenticare progressivamente le storture di ieri in virtù delle storture dell’oggi. Le fallacie non si accumulano, gli errori non vengono considerati recidivi e ogni inciampo viene considerato accidentale. Umano, non diabolico come vorrebbe la sua reiterazione. A ciò si aggiunge l’euristica della disponibilità, ossia la “scorciatoia mentale”, per dirla con Wikipedia, che porta un individuo a considerare più saliente un’impressione emotiva e/o quantitativamente rilevante rispetto ad un’informazione frutto del ragionamento attento e figlio del metodo scientifico.
È stupefacente, ad esempio, considerare i dati statistici di certi fenomeni in relazione al modo in cui vengono percepiti: nel 2021 il tasso d’occupazione degli stranieri in Italia era al 61,4%, quindi minore di quello degli italiani, attestato, sempre al gennaio 2021, al 62,9%. Cosa ne emerge? Che il tasso d’occupazione è basso in entrambi i casi, che gli stranieri non ci stanno rubando il lavoro e che la paura viene istillata negli elettori per strumentalizzarne le decisioni.

Quindi, che fare? Impegnarsi, informarsi, non indignarsi a vuoto, rispettare e tollerare. Non è un punto d’arrivo, ma di sicuro un ottimo punto di partenza.

Riferimenti (scritti in maniera poco professionale):
Della gentilezza e del coraggio, Carofiglio
Le forme sociali dell’educazione, Catarci
Wikipedia
Istat
Psicologia generale
, Agnolli-Legrenzi

Photo by Diana Kereselidze

5 risposte a “Persuasione fraudolenta”

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