Toposintesi clorovillana

Nella giostra di lucine, anche detto carosello digitale, alla vista è offerto più di quanto essa possa afferrare. Il cervello, magica scatoletta di sottaceti, tenta l’impossibile, vuole stargli dietro. Si sforza, olia il motore, si innesca predisponendo miccia ed esplosivo quasi non fosse lui a dover detonare. L’elenco delle offerte brilla di giallo-rosso. Grosse percentuali all’orizzonte. Perché, ci si potrebbe chiedere, lo sconto di oggi assomiglia al prezzo intero di ieri? C’est l’économie.

In un cantuccio ci sono dei risparmi. I topi, con la loro attitudine alla sopravvivenza, li hanno trovati. In un cantuccio virtuale ci sono dei risparmi. I topi virtuali, con la loro attitudine al consumo, li hanno trovati. Non serve preoccuparsi, uscirà l’aggiornamento. Il sistema si riconfigurerà e, gattescamente, acciufferà quei roditori manigoldi. Domani, la versione 2.1 verrà bucata. Dopodomani la 2.2 entrerà in scena come un supereroe Marvel. Ancora lucine, esplosioni, colpi di scena mozzafiato. Eppure, tra una settimana, la 2.2 verrà bucata.
C’è un gran bisogno di riempire lo spazio che intercorre tra una breccia e l’altra. Dentro, mettiamoci notizie. Dal Congo, Guatemala, Taiwan e Casalpusterlengo. Da otto miliardi d’esseri umani è facile spremere, giornalmente, un’allegra dozzina di storie. Viene da dirsi che è bello, confortante, che ci sia sempre qualcosa da pensare. Qualcosa di offerto su un piatto d’argento. Che sia mezzo masticato poco importa, sono i valori nutrizionali a contare davvero.
C’è un topo sul tetto. È necessario chiedersi se già è stato programmato un documentario su di lui, sulla sua specie, sulle sue abitudini. Meglio non lasciarsi sfuggire l’occasione, meglio non lasciarsi sfuggire niente, non è l’ansia a parlare, ma la voglia di fare. Fear of missing out, roba da sciocchi, basta continuare a stare nel flusso. Come una balena dentro uno stagno.
È inutile lamentarsi delle troppe informazioni. Basta imparare a … riassumerle!
(Fatti e riferimenti puramente casuali, esagerazione su tela, 30×50 cm, Museo dell’Ironia, RM)

Un riassunto è un testo che ne sintetizza un altro. Il suo scopo è quello di fornire una serie di informazioni, più o meno schematizzate, senza aver bisogno di leggere integralmente il testo di partenza. Qualora questa organicità mancasse, il riassunto sarebbe da considerare difettoso. Riassumere non è un’abilità innata. Bisogna allenarla con una certa costanza, pena l’irrigidimento dei muscoli. Fuor di metafora, necessita di una discreta elasticità mentale e di alcune regole passe-partout per non incappare in errori grossolani.
Innanzitutto, deve rispettare una determinata lunghezza. Compendiare la Bibbia in diciassette volumi è utile quanto impedire ad una barca di affondare usando un bicchiere di plastica per svuotarla. In secondo luogo, non è un’accozzaglia di informazioni gettate alla rinfusa sul tavolo da lavoro. Se è vero che un testo, tendenzialmente, non presenta nozioni del tutto superflue, è necessario operare una selezione significativa per ridurre all’osso (ma non meno!) il suo nucleo tematico, così da cucinarci un buon brodo. Da cosa è costituito lo scheletro di un riassunto? Dall’idea fondamentale e dalle idee secondarie le quali, in genere, dipendono e derivano da lei.
Il contenuto di un riassunto deve essere fedele all’originale. Non una fedeltà cinematografica sempre in procinto di sfociare nella rielaborazione più estrema del materiale di partenza, bensì una fedeltà ferrea, marziale e militare. Sintetizzare un testo sui dugonghi non significa poter aggiungere, di testa propria, una glossa riguardante i lamantini. Il testo di partenza va rispettato come l’ordine di un superiore. Formalmente il riassunto deve essere conciso, chiaro e deve avvalersi dell’uso sapiente di connettori (la vasta gamma di congiunzioni in grado di collegare le idee le une con le altre).
Un buon riassunto è utile per diversi motivi: aiuta nello studio, permette di velocizzare il ripasso di concetti noti, offre una schematizzazione coerente della materia trattata, aiuta nel lavoro e nell’organizzazione del tempo.
Si possono seguire alcune strategie per programmare la sua stesura. Il primo passo è quello di leggere attentamente il testo di partenza, almeno due o tre volte, evidenziando le parti fondamentali. Attenzione, durante la rilettura non ci si deve trovare di fronte a un blocco giallo-evidenziatore. Molto è importante, non tutto fondamentale. Successivamente, è utile suddividere in paragrafi il frutto della riflessione sul testo. Un paragrafo è un’unità di pensiero, una sequenza distinguibile dal resto perché autonoma e autosufficiente. Solitamente si distingue dai periodi precedenti perché inizia e termina con un capoverso. È utile dare ai paragrafi dei titoli, più sono specifici e completi, migliore sarà la resa finale (sono da evitare quindi le frasi nominali o puramente evocative). Un paragrafo contiene delle frasi chiave, in questo caso delle frasi di sintesi, scritte al fine di sintetizzare le idee fondamentali e quelle secondarie. Infine, l’ultimo passaggio consiste nella rielaborazione del materiale predisposto e nella stesura pertinente e organica del corpo del testo.
Si può riassumere qualunque tipo di testo, nonostante la loro diversità strutturale. Tuttavia, alcune regole vanno sempre tenute a mente. La sintesi va scritta in terza persona, il discorso diretto va trasformato in un discorso indiretto e non ci devono essere salti temporali. Generalmente, è sinonimo di professionalità e competenza evitare di inserire giudizi personali, di citare in maniera imprecisa e di essere vaghi e aspecifici.

Photo by Nick Fewings

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