Saremo un po’ orizzonte

Che siamo quel che mangiamo è in parte sotto gli occhi di tutti. Ovviamente la corrispondenza non è esatta e consumare un bel piatto di spaghetti non ci rende esseri filiformi dal gusto eccezionale e l’apporto calorico perfetto, ma, in senso lato, i nutrienti che assorbiamo e le proprietà di quel che ingeriamo ci forniscono i materiali per costruire le nostre giornate. Le energie, la forza, la capacità di spingersi oltre il limite e ancora l’affinamento di un senso quale è il gusto, la sanità dell’organismo e il sonno regolare sono solo alcuni degli elementi che vengono direttamente influenzati dalla dieta che scegliamo di sostenere.

Attenzione, per dieta non intendo un rigido protocollo alimentare che impone di inghiottire solo broccoli bolliti e cavolfiori crudi, bensì un regime alimentare quotidiano, quale che sia. È scientificamente provato, inoltre, che l’intestino agisce come una sorta di secondo cervello all’interno del nostro corpo. Cosa significa nell’immediato? Che così come evitiamo con cura maniacale di allontanare urti e sostanze nocive dalle celluline grigie altrettanto dovremmo fare con il caro amico lungo che ci ritroviamo acquattato sopra il bacino. Se becchiamo un forte pugno in testa veniamo storditi. Se assumiamo delle sostanze, e parlo anche della cioccolata, in grado di inviare determinati segnali elettrochimici che comportano la risposta del nostro organismo, qualcosa cambia e noi, fisiologicamente, reagiamo in qualche modo, alle volte positivo, altre negativo. Da ciò se ne desume che – immaginatemi con un monocolo e il panciotto mentre lo scrivo – se regolarmente mandiamo giù per l’esofago delle pietanze che chiamar velenose sarebbe far loro un terribile favore, ecco, le cose, alla lunga, potrebbero non andare molto bene. Mangiate pesante e avrete una notte ricca di visioni infernali, condite con flatulenze e sudore, esagerate con il beveraggio variopinto ed aspettatevi cerchi alla testa, spossatezza, umore negativo e frequenti reset dei ricordi della serata in questione. Preciso che scrivo tutto ciò non perché io sia una persona moralista e noiosa – forse noiosa, a volte, sì – ma perché è bene sapere il perché delle cose. Non voglio convincere nessuno del fatto che mangiare in maniera sana corrisponda ad avere più possibilità di trascorrere una vita serena e felice così come non voglio disincentivare le uscite con gli amici ad alzare un po’ il gomito. Il consiglio, quando si tratta di comportamenti simili, è sempre lo stesso da che mondo è mondo: basta non esagerare.

Ora, giungiamo al vero motivo che mi ha portato ad introdurre l’argomento di oggi in maniera così particolare. Mangiare ad ogni pasto una ricca dose di cibo spazzatura equivale a non potersi lamentare del proprio peso, di certi problemi dermatologici e del fatto che non ci si sente esattamente in pace con sé stessi. È un po’ come, perdonatemi l’incursione nel mondo della politica, non votare per scelta o pigrizia e poi lamentarsi del governo in carica. Abbiamo poche chance di far valere la nostra individualità. Perderle è da sciocchi o da inerti. Quindi? Dove stiamo andando a parare?
Siamo esseri fantastici e complessi che apprendono seguendo vie molto intriganti. Una di esse è l’assimilazione. Un’altra è l’imitazione. Noi, soprattutto in certi contesti come possono essere quelli sociali, siamo quel che imitiamo. Non che sia tutta farina del sacco di qualcun altro, questo no, ma tendenzialmente rielaboriamo, metabolizziamo, quello che ci raggiunge dall’esterno. Nel bene come nel male, fin da quando siamo molto piccoli imitiamo la condotta di coloro che ci sono vicini per capire cosa sia lecito e cosa non sia lecito fare. Guardiamo le reazioni, studiamo i movimenti del corpo e poi, grazie al piccolo corpicino di cui siamo dotati, sperimentiamo sulla nostra pelle queste nuove conoscenze. Se un adulto di riferimento dovesse piangere per la gioia noi ne potremmo inferire che “piangere” più “gioia” è una reazione del tutto accettata e prevista dall’etichetta umana mentre al contrario, una persona molto più parca di espressioni emotive, potrebbe trasmettere alla prole un certo qual ritegno da istitutrice ottocentesca. Questi sono due stili di parenting diversi, non voglio immischiarmi nella annosa questione di quale sia la migliore. Ma sta di fatto che sono questi eventi a plasmare la nostra psiche e i nostri schemi mentali. Schemi che ripetendosi si consolidano e consolidandosi avviano quel fertile processo che è la costruzione dell’identità personale. Un percorso lungo, alle volte tortuoso e altre in discesa, che dura, si spera, per tutto il corso della vita.

Sì, lo so lettori miei. Siete pochi, ma mi conoscete. Sta per arrivare la gabola. La fregatura. Insomma, la punch line da vecchio bacucco. Se uno dei meccanismi principali dell’apprendimento è l’imitazione, cosa comporta essere circondati o circondarsi di esempi negativi? Poffarbacco, la risposta è scontata, non è vero? Seguitemi ancora un po’ allora. Cosa è accettabile fare in un dato contesto? Quello che gli altri fanno senza ricevere sanzioni, punizioni o strigliate. Attenzione, non cosa è giusto, ma cosa è collettivamente accettato, il che è sostanzialmente diverso. Ovviamente se si è masochisti si possono anche desiderare le punizioni, ma questo è tutto un altro discorso.
Tirando i fili della questione ecco cosa abbiamo sul nostro tavolo da lavoro. Da una parte l’imitazione, il modelling, la fervida suscettibilità umana e dall’altra un mucchio di prodotti culturali che se ne sbattono altamente di raggiungere un livello di decenza che possa essere definito sufficiente. Niente paternali, niente sgridate dal preside, mi limito ad elencare quelli che reputo essere fatti. Se ci piacciono le serie tv con protagonisti giovani facoceri che cercano il modo più complesso per accoppiarsi non c’è niente che non va. Se veniamo catapultati in un mondo in cui esistono solo serie tv simili, allora sì che siamo drasticamente nei guai. Ci crescerebbero i peli in men che non si dica, spunterebbero due zannette carine e albeggianti e, infine, non penseremmo che ad una cosa, alla procreazione più sfrenata! Il discorso vale, in effetti, per qualsiasi tipo di prodotto: dal libro al film, dalla serie tv al graffito.
Ampliare i propri orizzonti è necessario per crescere come individui. Anche perché, a conti fatti, se davvero prendiamo un piccolo tassello da tutto quel che incontriamo, a quel punto anche noi saremo un po’ orizzonte. Stordirsi di amori adolescenziali, di storie strappalacrime, di protagonisti che vantano delle diversità francamente antisociali, di prescelti che dal nulla vengono investiti del compito di salvare la terra e di esseri speciali nei quali immedesimarsi comporta la firma sul contratto dell’irrealtà. Come al solito, l’unico atteggiamento da evitare è l’eccesso, non la consumazione sporadica e sdoganare certi atteggiamenti negativi solo nel piccolo non è salutare, ma ci riguarda tutti.

Photo by Ugur Akdemir

2 risposte a “Saremo un po’ orizzonte”

  1. Il discorso sarebbe lungo e complicato ma in linea di massima sono d’accordo con te, quello che importa sono sempre i fatti, il comportamento, come hai ben detto l’esempio che diamo.
    .

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